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FRASI PENSIERI RIFLESSIONI Le più belle,le più o meno note,le personali.

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Vecchio 12-11-12, 18:12   #161
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Orso
Sopporta il freddo dell'inverno, che può spiegare la loro associazione con "sognare lo spirito grande". La caverna dell'orso rappresenta il ritorno a madre terra. Inoltre suggerisce una funzione femminile forte, una di consolidazione e la protezione. I cuccioli di orso, possono stare sette anni con la loro madre prima della maturità raggiungente.
La gente con la medicina dell'orso è considerata da molti come autosufficiente e piuttosto si leverebbe in piedi sui loro propri due piedi piuttosto che chiedere aiuti ad altri. Spesso è considerata sognatrice. Molti hanno sviluppato l'abilità di prevedere le nuove cose, ma di conseguenza possono ottenere aggiornati nel sognare, realizzare piccolo i progressi nel risveglio della realtà.

La medicina dell'orso include il introspection, healing, solitudine, saggezza, cambiamento, comunicazione con lo spirito, morte e rinascita, trasformazione, corsa astrale, creatura dei sogni, misticismo.
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Vecchio 12-11-12, 18:15   #162
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FORZA ANTICA
La giubba di pelle che indosso
ha grandi poteri.
Essa mi protegge
da guerre e malattie.
Me l' ha data mio padre
con queste parole:
Indossa la mia forza, figlio mio,
sono io che te la dono!
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Vecchio 12-11-12, 18:16   #163
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La sola cosa neccessaria per la tranquillità del mondo, è che ogni bambino possa crescere felice" Un uomo Sacro ama il silenzio, ci si avvolge come in una coperta: un silenzio che parla, con una voce forte come il tuono, che gli insegna tante cose. Uno sciamano desidera essere in un luogo dove si senta solo il ronzio degli insetti. Se ne sta seduto, con il viso rivolto a ovest, e chiede aiuto. Parla con le piante, ed esse rispondono. Ascolta con attenzione le voci degli animali. Diventa uno di loro. Da ogni creatura affluisce qualcosa dentro di lui. Anche lui emana qualcosa: come e che cosa io non lo so, ma è così. Io l'ho vissuto. Uno sciamano deve appartenere alla terra: deve leggere la natura come un uomo bianco sa leggere un libro.
Cervo Zoppo
Sioux
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Vecchio 12-11-12, 18:19   #164
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"Quando siete giunti in questo continente avete trovato un popolo di pelle rossa. Era in armonia con tutti gli esseri viventi. Ma voi non avete visto la sua bellezza sul cammino della vostra civiltà', guardate ora la disperazione che gli ha dato l'avervi conosciuto. E in quella disperazione ammirate quella che ogni giorno date a voi stessi."

Nuvola Azzurra, Sioux Lakota
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Vecchio 12-11-12, 18:21   #165
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Due giovani stavano passeggiando nella notte parlando dei loro problemi amoresi, Girarono intorno a una collina e giunsero a una piccola gola. All'improvviso videro salire dalla gola una bellissima donna. Aveva la pelle dipinta e il suo abito era di fattura finissima. "Che splendida ragazza!", disse uno dei giovani. "Sono già innamorato di lei. La rapirò e diventerà mia moglie". "no", disse l'altro, "non farle del male. Potrebbe essere una creatura sacra". La giovane estrasse una pipa, che offrì prima al cielo e poi alla terra, poi avanzò reggendola con le mani aperte. "Sò quello che avete detto; uno di voi due è nel giusto, l'altro si sta sbagliando", disse. Appoggiò a terra la pipa e immediatamente si trasformò in un bisonte. L'animale battè il suolo con la zampa, con la coda dritta dietro di lui, poi sollevò di nuovo la pipa con gli zoccoli e immediatamente divenne di nuovo una ragazza. "Sono venuta per offrirvi questo dono", disse, "è la pipa della pace. Da qui in avanti tutte le cerimonie e tutti i trattati dovranno essere fatti dopo averla fumata. Essa porterà pensieri di pace nelle vostre menti. Dovrete offrirla al Grande Mistero e alla Madre Terra". I due giovani corsero al villaggio e raccontarono quello che avevano visto e sentito. Tutti si recarono allora dalla giovane. Essa ripetè anche a loro ciò che aveva detto ai ragazzi, e aggiunse: "Quando liberate gli spiriti (i fantasmi delle persone defunte) dovete indossare la pelle di una femmina di bisonte bianco". Diede la pipa agli uomini medicina del villaggio, si trasformò di nuovo in bisonte e corse via, nelle terre dei bisonti
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Vecchio 12-11-12, 18:23   #166
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La leggenda di Lupo Solitario

Si narra che molte lune orsono nella tribù del popolo degli uomini, che voi bianchi battezzaste con il nome di Sioux, vivesse una principessa così bella e radiosa e che ogni mattina al suo risveglio ella trovasse una rosa nel suo tepee proprio accanto al suo viso. Ella era molto corteggiata ed i più giovani e forti guerrieri della tribù facevano a gara per portare a suo padre Orso Saggio i più bei cavalli e le armi più decorate come voleva l'uso per chiedere la mano della principessa. E da tutte le tribù vicine ella era conosciuta ed amata e sarebbe stato fortunato colui che avesse avuto il suo cuore. Alba Radiosa , questo era il nome che la tribù le aveva dato per la sua solarità, viveva gaia e felice quindi in attesa di scegliere il suo compagno come era in uso nella tribù. Poco distante dall'accampamento, ai limiti della foresta, viveva in una modesta capanna un guerriero di nome Lupo Solitario, egli non era bello e nemmeno più giovane ma il suo cuore batteva per Alba Radiosa e batteva così forte che, quando vedeva la principessa, sembrava che i tamburi di guerra tuonassero all'unisono! Ed era lui che ogni notte sfidava le ire di Orso Saggio per posare la rosa accanto alla principessa. Una notte però calda e afosa la principessa si svegliò proprio mentre lui poneva la rosa accanto a lei. Lei gridò, Orso Saggio si destò e colpì col suo coltello Lupo Solitario al cuore. Ma la madre terra dea dei Sioux ebbe pietà di Lupo e lo tramutò in una costellazione, la Costellazione del Lupo. E se guardi a destra dell'Orsa Minore la vedrai e se ascolterai bene udrai anche un ululato lontano nella foresta al limitare dell'accampamento della tribù degli uomini è il lamento di Lupo Solitario per il suo amore mai realizzato.
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Vecchio 12-11-12, 18:25   #167
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Un ragazzo orfano viveva in un villaggio indiano sulle rive del Grande Fiuma, in una capannuccia di fango. Non era molto robusto, non sapeva ancora cacciare perchè era troppo giovane e così, per mangiare, doveva chiedere un boccone a questo e a quello.

C'era chi non voleva dargli niente e gli diceva: -Vattene, buono a nulla, mangiafumo! perchè dovremmo sprecare il buon cibo per te che non sei buono a nulla?

Ma c'era anche chi cercava di aiutarlo, come il capo della tribù, che ora gli dava un buon pezzo di carne, ora una focaccia, ora un paio di mocassini.

In quei tempi lontani, gli Indiani non avevano cavalli, il Grande Spirito si era dimenticato di donarglieli, perciò andavano a piedi e, se c'erano dei pesi da portare, o usavano i cani o si li mettevano in s

Ogni primavera, quando le prime mandrie di bisonti giungevano nella prateria, gli Indiani lasciavano il villaggio, si mettevano in caccia per procurarsi carne e pellicce e stavano lontani per lungo tempo.

Il ragazzo rimaneva solo, non sapeva come arrangiarsi per mangiare e diventava sempre più debole e più stanco.

Com'era triste aggirarsi tra le capanne deserte! e così accadde anche quella primavera.

Una mattina, all'alba, la sentinella che stava di vedetta in cima alla collina lanciò un grido: - I bisonti! arrivano i bisonti!

In pochi minuti il villaggio si svuotò. I cacciatori, con lance archi e frecce, correvano verso la prateria avvolti in una nube di polvere.

Il ragazzo si sedette sulla soglia della sua capanna, pensando a quanto sarebbe stato bello starsene con gli altri, cacciare, affrontare il pericolo tutti insieme.

Era così abbattuto che si mise a piangere disperatamente.

Grosse lacrime gli scivolarono sul viso e cadero nella polvere del terreno.

D'improvviso gli sembrò di udire una voce che gli diceva: - Non rattristarti così, fai qualcosa, piuttosto! Si guardò intorno, stupito.

Chi aveva parlato? perchè? e che cosa poteva fare lui, così debole? ai suoi piedi la polvere bagnata di lacrime si era trasformata in fango, e quel fango gli suggerì un'idea.

Ecco, avrebbe modellato qualcosa! - Un cane, magari - si disse._ Così non mi sentirò più tanto solo.

Raccolse una manciata di quel fango e cominciò a lavorarla.

A quel punto, accadde qualcosa di davvero strano: invece delle corte zampe del cane, ecco che le sue mani stavano modellando quattro zampe lunghe e agili, munite di zoccoli! e anche la testa non somigliava per niente a quella di un cane, era più lunga, con le orecchie aguzze, e sul collo c'era qualcosa che sembrava una criniera-

La schiena poi, molto robusta, finiva con una coda lunga e folta che non aveva niente di canino.

Il ragazzo guardò la strana bestia che aveva modellato, sospirò e mormorò: - Forse mi sono distratto. Proverò di nuovo.

Ma anche questa volta dalle sue mani uscì un animale identico al primo.

Allora li posò a terra tutti e due, l'uno accanto all'altro: sembrava che volessero correre via, galoppare lontano.

Che cosa strana, stranissima! improvvisamente, il ragazzo si sentì piombare adosso una gran stanchezza, chiuse gli occhi, si addormentò e fece un sogno.

Sogno il Grande Spirito che gli sorrideva e gli diceva: -Sono stato io a farti modellare quei due animali che si chiamano "cavalli" e servono sia per portare pesi, sia per viaggiare veloci, cavalcandoli.

Però adesso sono troppo piccoli: per farli crescere in fretta e bene, per farli diventare grandi come quelli che hanno i Visi Pallidi, portali in riva al Grande Fiume e lasciali pascolare per quattro giorni interi.

Poi il Grande Spirito tacque e scomparve in una nuvola.

Il ragazzo si svegliò, afferrò le due statuette di fango e le portò in riva al Grande Fiume, là dove l'erba cresceva più verde e alta.

Immediatamente, quelle due creature di fango che il Grande Spirito aveva chiamato "cavalli" , diventarono vive, cominciarono a nutrirsi mangiando l'erba e, istante dopo istante, diventavano un pò più grandi.

Al tramonto, il ragazzo condusse i cavalli al villaggio e li mise al riparo dal freddo della notte dentro la sua capanna.

All'alba del giorno dopo li riportò al fiume e li vide mangiare e crescere così tanto che, quella sera, non riuscirono a entrare nella capanna di fango e trovarono posto in quella del capo tribù, molto più spaziosa.

Lo stesso caccadde il terzo giorno.

La mattina del quarto, il ragazzo fece una galoppata nei dintorni, non si era mai sentito tanto felice e importante; ora la gente del villaggio non lo avrebbe più disprezzato e considerato un buono a nulla! Ed era tanto eccitato che dimenticò l'ordine del Grande Spirito di far pascolare gli animali per quattro giorni interi, in modo da farli diventare grandi come quelli dei Visi Pallidi e poi a lui, sembravano già così grandi e forti!

Ora avrebbe raggiunto i cacciatori nella grande prateria per mostrare loro quello che era riuscito a fare.

Non vedeva l'ora di sentire le loro esclamazioni di meraviglia davanti a quei nuovi animali!

Nella prateria c'erano molte tracce di bisonti in fuga e, seguendole, il ragazzo raggiunse la sua gente.

Il viaggio era stato breve, in groppa a uno dei cavallini che correva, mentre l'altro lo seguiva con la criniera al vento.

Quando il capo tribù e i cacciatori videro arrivare il ragazzo con i due animali, gli corsero incontro, sbalorditi e, dopo che lui ebbe raccontato tutto, lo acclamarono e dissero che era il ragazzo più in gamba di tutto il paese........altro che un buono a nulla!

Dall'alto delle nubi, il Grande Spirito osservava la scena ed era molto arrabbiato perchè il ragazzo non gli aveva obbedito: non aveva fatto pascolare i cavallini quanto lui voleva ed erano più piccoli dei cavalli dei Visi Pallidi.

Riflettè un pò e pensò che, dopotutto, quei cavallini sarebbero stati più veloci degli altri, più adatti alla caccia e meno visibili da lontano, tra le alte erbe della prateria; allora sorrise e dimenticò la sua rabbia.

Da quel giorno i piccoli cavallini degli Indiani si chiamarono "pony" che significa propio piccoli cavalli.

Il ragazzo che, su suggerimento del Grande Spirito, li aveva portati alla sua gente crebbe, diventò grande e forte, il cacciatore più bravo di tutti e, quando il capo della tribù morì, prese il suo posto e governò saggiamente per molti, moltissimi
anni
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Vecchio 12-11-12, 18:30   #168
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Perchè i corvi sono neri
(una leggenda indiana)
Nei giorni lontani, quando la terra e la gente su di essa erano state create da poco, tutti i corvi erano bianchi come la neve.
In quei tempi antichi la gente non aveva ne cavalli, ne armi da fuoco, ne armi di ferro.
Tuttavia si procurava cibo , a sufficienza per sopravvivere cacciando il bufalo.
Ma cacciare i grossi bufali a piedi con armi che avevano punte in pietra era duro, aleatorio e pericoloso.
I corvi rendevano le cose ancora più difficili per i cacciatori per che erano amici dei bufali.
Librati alti nell'aria, vedevano tutto quello che succedeva nella prateria. Ogni volta che notavano dei cacciatori avvicinarsi ad una mandria di bufali, volavano dai loro amici e, appollaiati tra le loro corna, davano l'allarme:
" Caw, caw, caw, cugini, stanno venendo dei cacciatori. Stanno avanzando furtivamente attraverso quella gola laggiù. Stanno salendo dietro quella collina. State attenti! Caw, caw, caw! ".
Allora, i bufali fuggivano in disordine, e la gente soffriva la fame.
La gente tenne un consiglio per decidere che cosa fare.
E bene, tra i corvi ce n'era uno veramente enorme, due volte più grosso di tutti gli altri. Quel corvo era la loro guida. Un vecchio e saggio capo si alzò e diede questo suggerimento " Dobbiamo catturare il grosso corvo bianco ", disse, " e dargli una lezione. O farlo o continuare a soffrire la fame ".

Portò fuori una grande pelle di bufalo, con la testa e le corna ancora attaccate. La mise sulla schiena di un giovane coraggioso, e disse:
« Nipote, insinuati tra i bufali. Penseranno che tu sia uno di loro, e potrai catturare il grosso corvo bianco Camuffato da bufalo, il giovane strisciò tra la mandria come se stesse pascolando.
Le grosse bestie pelose non gli prestarono nessuna attenzione. Allora i cacciatori uscirono dall'accampamento dietro di lui, con gli archi pronti. Come avvicinarono alla mandria, i corvi arrivarono volando, come al solito, dando l’allarme ai bufali:
"Caw, caw, caw, cugini, i cacciatori arrivano per uccidervi. Fate attenzione alle loro frecce. Caw, caw, caw!"
e come al solito tutti I bufali fuggirono via in disordine : tutti, cioè , eccetto il giovane cacciatore camuffato sotto la sua pelle pelosa, il quale faceva finta di continuare a pascolare come prima.
Allora il grosso corvo bianco venne giù planando, si appollaiò sulle s***** del cacciatore e sbattendo le ali disse :
" Caw , caw , caw , sei sordo, fratello? I cacciatori sono vicini , appena sopra la collina . Mettiti in salvo !" .
Ma il giovane coraggioso si allungò da sotto la pelle di bufalo ed afferrò il corvo per le zampe .Con una corda di pelle grezza legò le zampe del grosso uccello ed allacciò l’altro capo ad una pietra. Per quanto si dibattesse , il corvo non potè fuggire.
La gente sedette nuovamente in consiglio : " Cosa ne dovremo fare di questo grosso uccello cattivo , che ci ha fatto soffrire cento volte la fame?".
" Lo brucerò all’istante!" rispose un cacciatore arrabbiato, prima che qualcuno potesse fermarlo, tirò via con uno strattone il corvo dalle mani di quello che l’aveva catturato e lo ficcò nel fuoco del consiglio, corda , pietra e tutto quanto .
"Questo ti servirà di lezione" , disse.
Naturalmente la corda che teneva la pietra bruciò quasi subito, ed il grosso corvo riuscì a volare via dal fuoco.
Ma era malamente bruciacchiato , ed alcune sue penne erano carbonizzate . Benché fosse ancora grosso , non era più bianco .
" Caw , caw , caw , " gridò , volando via più velocemente che potè :" Non lo farò mai più , non darò più l’allarme ai bufali , e così farà tutta la nazione dei corvi . Lo prometto! Caw , caw , caw "
Così il corvo fuggì. Ma da allora tutti i corvi furono neri
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Vecchio 12-11-12, 18:34   #169
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La leggenda di Faccia Bruciata

Un bambino indiano, giocando, cadde in un fuoco da campo e ne restò ustionato. Il suo nome divenne così Faccia Bruciata, e lui, sentendosi schernito e vergognandosi del suo aspetto, passo l'infanzia restando il più possibile chiuso nella sua tenda. Una volta cresciuto, lasciò la tribù e si isolò sulle montagne. Fu qui che costruì la prima Ruota, che simboleggiava per lui il cerchio di un villaggio invisibile, parenti, amici, compagni di vita che avrebbe voluto avere e non aveva più. Un giorno Faccia Bruciata, mentre piangeva la sua solitudine, vide un tornado avvicinarsi e tramutarsi in una Grande Aquila. Interrogato dall'aquila, Faccia Bruciata le rivelò il perché della sua tristezza. Allora l'aquila lo portò in volo fino al suo nido e gli fece conoscere i due aquilotti suoi figli, i quali gli chiesero in dono degli archi e delle frecce. Faccia Bruciata li costruì per loro, e venne ricompensato con uno specchio magico nel quale poteva rimirarsi con il volto miracolosamente intatto. In seguito, Faccia Bruciata uccise a pietrate una mitica Lontra del fiume, divoratrice di aquilotti. Per premiarlo d'aver salvato i suoi figli da una possibile minaccia, la Grande Aquila lo riaccompagnò al suo villaggio garantendogli per sempre la sua protezione sacra. Cosi Faccia Bruciata venne onorato, si sposò, e visse fino a diventare vecchissimo, insegnando a tutti a costruire cerchi di pietre. Il mito ci dice che sono proprio gli esclusi e gli emarginati a sentire più forte il bisogno della comunità e a capirne l'importanza. La Ruota rappresenta l'Appartenenza a qualcosa di più grande del nostro piccolo io, l'identità collettiva che ciascuno di noi porta in sé... e che è capace di grandi magie. Un singolo individuo, ci insegnano insomma gli Indiani d'America, può anche diventare un eroe leggendario, ma è insieme che si vince o si perde la battaglia della vita.
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Vecchio 13-11-12, 00:38   #170
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Quando la vita sembra il posto peggiore del mondo, fermati a guardare il mare! Ogni tuo sguardo vedrà un' onda morire, ogni
tuo sguardo vedrà nascere la stessa onda con nuova forza.

Alce Nero
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