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FRASI PENSIERI RIFLESSIONI Le più belle,le più o meno note,le personali. |
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04-11-12, 20:02 | #101 |
Riferimento: arciere
"Mamma, guarda!" esclamò Marta, la bambina di sette anni.
"Già, già!" mormorò nervosamente la donna mentre guidava e pensava alle tante cose che l'attendevano a casa. Poi seguirono la cena, la televisione, il bagnetto, varie telefonate e arrivò anche l'ora di andare a dormire. "Forza Marta, è ora di andare a letto!". E lei si avviò di corsa su per le scale. Stanca morta, la mamma le diede un bacio, recitò le preghiere con lei e le aggiustò le coperte. "Mamma, ho dimenticato di darti una cosa!". "Me la darai domattina" rispose la mamma, ma lei scosse la testa. "Ma poi domattina non avrai tempo!" esclamò Marta. "Lo troverò, non preoccuparti!" disse la mamma, un po' sulla difensiva. "Buona notte!" aggiunse e chiuse la porta con decisione. Però non riusciva a togliersi dalla mente gli occhioni delusi di Marta. Tornò nella stanza della bambina, cercando di non fare rumore. Riuscì a vedere che stringeva in una mano dei pezzetti di carta. Si avvicinò e piano piano aprì la manina di Marta. La bambina aveva stracciato in mille pezzi un grande cuore rosso con una poesia scritta da lei che si intitolava "Perché voglio bene alla mia mamma". Facendo molta attenzione recuperò tutti i pezzetti e cercò di ricostruire il foglio. Una volta ricostruito il puzzle riuscì a leggere quello che aveva scritto Marta: "Perché voglio bene alla mia mamma. Anche se lavori tanto e hai mille cose da fare trovi sempre un po' di tempo per giocare. Ti voglio bene mamma perché sono la parte più importante del giorno per te". Quelle parole le volarono dritto al cuore. Dieci minuti più tardi tornò nella camera della bambina portando un vassoio con due tazze di cioccolata e due fette di torta. Accarezzò teneramente il volto paffuto di Marta. "Cos'è successo?" chiese la bambina, confusa da quella visita notturna. "E' per te, perché tu sei la parte più importante della mia giornata!". La bambina sorrise, bevve metà della cioccolata e si riaddormentò. Chi è la parte più importante della tua giornata? |
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#1.5 | |
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Messaggi: Tanti
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04-11-12, 20:04 | #102 |
Riferimento: arciere
Ai piedi di una collina, una piccola casetta era costruita di sale. In questa casetta vivevano un uomo di sale e una donna di zucchero. C'erano dei giorni in cui si amavano e dei giorni in cui si detestavano. Un giorno si misero a litigare furiosamente.
L'uomo prese un grosso bastone di sale e cacciò la donna. Gridava come un ossesso: "Vattene e fatti una casa di mattoni!". La donna se ne andò piangendo, ma non troppo, perché le sue guance di zucchero rischiavano di sciogliersi. Si costruì una casetta di mattoni, poco lontano dalla casetta di sale dell'uomo. Era una casetta di mattoni molto graziosa, con i balconi fioriti e il camino di pietra, ma la donna era triste. Pensava notte e giorno all'uomo di sale. Un giorno si decise. Andò alla casetta di sale e bussò alla porta. Domandò all'uomo un po' di sale per la minestra. Ma l'uomo prese il suo grosso bastone di sale e minacciò la donna: "Vattene immediatamente o sarà peggio per te!". La donna tornò a casa piangendo, ma non troppo, per non rischiare di sciogliere le sue guance di zucchero. Il cielo, grande e pietoso, aveva assistito alla scena e si commosse e cominciò a piangere anche lui. Così cominciò a piovere. A piovere a secchiate. La graziosa casetta di sale cominciò a sciogliersi. In fretta, fretta, l'uomo corse verso la casetta di mattoni. Bussò alla finestra: "Lasciami entrare, ti prego, o questa pioggia mi farà fondere completamente". "Ah, ah! E' finita la festa" ridacchiò la donna. "Tu mi hai rifiutato un po' di sale, adesso arrangiati!". Ma l'uomo riuscì a trovare parole così gentili e tenere che la donna s'impietosì e gli aprì la porta. Si gettarono una nelle braccia dell'altro e si scambiarono un lungo bacio dolce-salato. Ma siccome l'uomo di sale era bagnato fradicio si trovò incollato alla donna di zucchero. Gli ci volle un bel po' per asciugare e ritrovare la libertà. Da quel giorno l'uomo di sale ha la bocca di zucchero e la donna di zucchero ha la bocca salata. E non litigano più. Sono proprio le differenze che fanno la ricchezza strabiliante dell'amore. |
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04-11-12, 20:04 | #103 |
Riferimento: arciere
Ai piedi di una collina, una piccola casetta era costruita di sale. In questa casetta vivevano un uomo di sale e una donna di zucchero. C'erano dei giorni in cui si amavano e dei giorni in cui si detestavano. Un giorno si misero a litigare furiosamente.
L'uomo prese un grosso bastone di sale e cacciò la donna. Gridava come un ossesso: "Vattene e fatti una casa di mattoni!". La donna se ne andò piangendo, ma non troppo, perché le sue guance di zucchero rischiavano di sciogliersi. Si costruì una casetta di mattoni, poco lontano dalla casetta di sale dell'uomo. Era una casetta di mattoni molto graziosa, con i balconi fioriti e il camino di pietra, ma la donna era triste. Pensava notte e giorno all'uomo di sale. Un giorno si decise. Andò alla casetta di sale e bussò alla porta. Domandò all'uomo un po' di sale per la minestra. Ma l'uomo prese il suo grosso bastone di sale e minacciò la donna: "Vattene immediatamente o sarà peggio per te!". La donna tornò a casa piangendo, ma non troppo, per non rischiare di sciogliere le sue guance di zucchero. Il cielo, grande e pietoso, aveva assistito alla scena e si commosse e cominciò a piangere anche lui. Così cominciò a piovere. A piovere a secchiate. La graziosa casetta di sale cominciò a sciogliersi. In fretta, fretta, l'uomo corse verso la casetta di mattoni. Bussò alla finestra: "Lasciami entrare, ti prego, o questa pioggia mi farà fondere completamente". "Ah, ah! E' finita la festa" ridacchiò la donna. "Tu mi hai rifiutato un po' di sale, adesso arrangiati!". Ma l'uomo riuscì a trovare parole così gentili e tenere che la donna s'impietosì e gli aprì la porta. Si gettarono una nelle braccia dell'altro e si scambiarono un lungo bacio dolce-salato. Ma siccome l'uomo di sale era bagnato fradicio si trovò incollato alla donna di zucchero. Gli ci volle un bel po' per asciugare e ritrovare la libertà. Da quel giorno l'uomo di sale ha la bocca di zucchero e la donna di zucchero ha la bocca salata. E non litigano più. Sono proprio le differenze che fanno la ricchezza strabiliante dell'amore. |
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04-11-12, 20:06 | #104 |
Riferimento: arciere
Una giovane donna lavorava in un piccolo negozio di abbigliamento affacciato su una strada di periferia. Un sabato pomeriggio arrivò una bambina con il suo salvadanaio a forma di porcellino e disse che voleva usare tutti i suoi risparmi per comprare un regalo a sua madre per la festa della Mamma. La commessa la aiutò a far uscire tutte le monete dal salvadanaio e le disse che bastavano per comprare una bella camicetta. Sarebbe piaciuta a sua madre?
"Sì, certo! Una camicetta andrà benissimo", rispose entusiasta la bambina. "Che taglia ha tua madre?", chiese la commessa. "Ha una taglia perfetta!" dichiarò la ragazzina. Così la commessa le vendette una 42. Il lunedì dopo la festa della Mamma la bambina ritornò al negozio insieme alla madre per cambiare la camicetta: serviva la 50. Fra l'idea di perfezione dei mondo della moda e quella di una figlia c'era un abisso! La differenza era un cuore pieno d'amore. Un bambino fu costretto a portare gli occhiali. Un amico gli chiese: "Non ti sconvolge il pensiero di dover portare gli occhiali?". "No, se fossero come quelli che porta mia nonna!", rispose l'altro. "Mia madre dice che lei riesce a vedere quando le persone sono stanche o scoraggiate o tristi. Capisce se hai bisogno di aiuto e si accorge subito se c'è qualcosa che ti preoccupa e di cui vorresti parlare. Ma la cosa più bella è che riesce sempre a vedere in ciascuno qualcosa di buono!". Il piccolino continuò: "Un giorno ho chiesto a mia nonna come faceva a vedere tutte quelle cose e lei mi ha risposto che era successo quando era diventata vecchia. Perciò sono sicuro che deve essere per merito degli occhiali!". |
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04-11-12, 20:43 | #105 |
Riferimento: arciere
C'era una volta una piccola pozzanghera. Era felice di esistere e si divertiva maliziosamente quando schizzava qualcuno con l'aiuto di un'automobile. Aveva paura solo di una cosa: del sole.
"E' la morte delle pozzanghere" pensava rabbrividendo. Un poeta che camminava con la testa sognante finì dentro alla pozzanghera con tutti e due i piedi, ma invece di arrabbiarsi fece amicizia con lei. "Buongiorno" disse, e la pozzanghera rispose: "Buongiorno!". "Come sei arrivata quaggiù?" chiese il poeta. Invece di rispondere la pozzanghera raccolse tutte le sue forze e rispecchiò la volta celeste. Parlarono a lungo del Grande Padre, la pioggia, e del fatto che la pozzanghera aveva tanta paura del sole. Il buon poeta volle farle passare quella paura. Le parlò dell'incredibile vastità del mare, del guizzare dei pesci e della gioia delle onde. Le raccontò anche che il mare era la patria e la madre di tutte le pozzanghere del mondo e che la vita della terra e del mare era dovuta al sole. Anche la vita delle pozzanghere. La sera abbracciò il poeta e la pozzanghera ancora assorti nel loro muto dialogo. Alcuni giorni dopo, il poeta tornò dalla sua umida amica. La trovò che danzava nell'aria alla calda luce del sole. La pozzanghera spiegò: "Grazie a te ho capito. Quando il sole mi ha avvolto con la sua tenerezza, non ho più avuto paura. Mi sono lasciata prendere e ora parto sulle rotte delle oche selvatiche che mi indicano la via verso il mare. Arrivederci e non mi dimenticare". Un pezzo di carbone si sentiva sporco, brutto e inutile. Decise di diventare bianco e levigato. Provò diversi prodotti chimici e varie operazioni chirurgiche. Niente da fare. "C'è soltanto il fuoco" gli dissero. Il pezzo di carbone si buttò nel fuoco. Divenne una creatura luminosa, splendente, calda, irradiante, magnifica. "Ti stai consumando" gli dissero. "Ma dono luce e calore" rispose il pezzo di carbone, finalmente felice. Lasciati prendere dal sole e dal fuoco dello Spirito. Splenderai come un astro del cielo sulle rotte dell'infinito. |
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04-11-12, 20:46 | #106 |
Riferimento: arciere
Un bambino che abitava la pianura era affascinato dalla linea delle montagne che si stagliava lontano all'orizzonte. Azzurrine, leggere, compatte, gli apparivano come un luogo di paradiso. Così diverso dalla terra aspra e grigia dove viveva.
Un giorno, ormai cresciuto, cedette al richiamo dell'orizzonte e decise di raggiungere quel posto incantato. Il viaggio durò a lungo, attraverso pianure e colline. Stremato, arrivò infine sulla vetta delle montagne, ma dovette constatare con profonda delusione che le montagne non erano più azzurrine ma grigie e caotiche, sassose, aride ed aspre. Proprio come il paese che aveva lasciato. Ma all'orizzonte, davanti a lui, si delineavano altre montagne, azzurre, violette, alonate di luce dorata. E ripartì. Gli ci volle molto tempo per raggiungerle. Ma anche là, man mano che si avvicinava, l'azzurro e il viola scomparivano per lasciare spazio al grigio delle rocce e al giallo stopposo dell'erba bruciata. Ma davanti l'orizzonte era azzurro e E lui si rimetteva in cammino. Era sempre una delusione: al suo arrivo anche le nuove terre si rivelavano ruvide e brulle. Un giorno, ormai vecchio, vista vana la sua ricerca, decise di tornare indietro. Ed ecco, tutti i paesi che aveva lasciato erano azzurrini, leggeri, immersi in una incantevole luce dorata. Il giorno era cominciato male e stava finendo peggio. Come al solito, l'autobus era molto affollato. Mentre venivo sballottata in tutte le direzioni, la tristezza cresceva. Poi sentii una voce profonda provenire dalla parte anteriore dell'autobus: "Bella giornata, non è vero?". A causa della folla non riuscivo a vedere l'uomo, ma lo sentivo descrivere il paesaggio primaverile, richiamando l'attenzione sulle cose che si avvicinavano: la chiesa, il parco, il cimitero, la caserma dei pompieri. Di lì a poco tutti i passeggeri guardavano fuori dal finestrino. L'entusiasmo era cosi contagioso che mi misi a sorridere per la prima volta nella giornata. Arrivammo alla mia fermata. Dirigendomi con difficoltà verso la porta, diedi un'occhiata alla nostra guida: una figura grassottella con la barba nera, gli occhiali da sole, con in mano un bastone bianco. Era cieco! Scesi dall'autobus e, all'improvviso, tutta la mia tensione era svanita. Dio nella sua saggezza aveva mandato un cieco che mi aiutasse a vedere: a vedere che, sebbene a volte le cose vadano male, quando tutto sembra scuro e triste, il mondo continua ad essere bello. Canticchiando un motivetto salii le scale del mio appartamento. Non vedevo l'ora di salutare mio marito con le parole: "Bella giornata, non è vero?". |
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04-11-12, 20:47 | #107 |
Riferimento: arciere
Un giovane chiese ad un maestro: "Che cosa devo fare per salvare il mondo?".
Il saggio rispose: "Tutto quello che serve a far sorgere il sole domattina". "Ma allora, a che cosa servono le mie preghiere e le mie buone azioni, il mio impegno nell'apostolato e nel volontariato?" replicò allarmato il giovane. Il saggio lo guardò con tranquillità: "Ti servono a essere ben sveglio, quando sorgerà il sole". Il sole, Cristo, è sorto. Ma noi preferiamo dormire. "Non c'è davvero niente che possa Fare per raggiungere l'illuminazione?". "Bè", rispose il maestro allegramente, "potresti imitare quella vecchia che premeva contro la parete del vagone per far correre il treno". |
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04-11-12, 20:49 | #108 |
Riferimento: arciere
In una notte gelida d'inverno, un lama buddhista trovò sulla soglia della porta un topolino intirizzito e quasi morto di freddo. Il lama raccolse il topolino, lo ristorò e gli chiese di restare a fargli compagnia. Da quel momento la vita del topolino fu piacevole. Ma nonostante questo, la bestiola non aveva l'aria felice. Il lama si preoccupò: "Che hai, piccolo amico?" gli chiese.
"Tu sei molto buono con me. E tutto nella tua casa è molto buono con me. Ma c'è il gatto...". Il lama sorrise. Non aveva pensato al gatto di casa, un animale troppo saggio e troppo ben pasciuto per degnarsi di dare la caccia ai topi. Il lama esclamò: "Ma quel bel micione non ti vuole certo male, amico mio! Non farebbe mai male a un topolino! Non hai niente da temere, te lo assicuro". "Ti credo, ma è più forte di me" piagnucolò il topolino. "Ho tanta paura del gatto. Il tuo potere è grande. Trasformami in gatto! Cosi non avrei più paura di quella bestia orribile". Il lama scosse la testa. Non gli sembrava una buona idea... Ma il topolino lo supplicava e allora disse: "Sia fatto come desideri, piccolo amico!". E di colpo il topolino fu trasformato in un grosso gatto. Quando morì la notte e nacque il giorno, un bel gattone uscì dalla camera del lama. Ma appena vide il gatto di casa, il gatto-topolino corse a rifugiarsi nella camera del lama e si infilò sotto il letto. "Che ti succede, piccolo amico?" chiese il lama, sorpreso. "Avrai mica ancora paura del gatto?". Il topolino-gatto si vergognò moltissimo. E implorò: "Ti prego trasformami in un cane, un grosso cane dalle zanne taglienti, che abbaia forte...". "Dal momento che lo desideri ti accontento e così sia!". Quando il giorno morì e si accesero le lampade a olio, un grosso cane nero uscì dalla camera del lama. Il cane andò fin sulla soglia della casa e incontrò il gatto di casa che usciva dalla cucina. Il gattone quasi svenne per la paura alla vista del cane. Ma il cane ebbe ancora più paura. Guaì penosamente e corse a rifugiarsi nella camera del lama. Il saggio guardò il povero cane tremante e disse: "Che ti succede? Hai incontrato un altro cane?". Il cane-topolino si vergognò da morire. E chiese: "Trasformami in una tigre, ti prego, in una grossa terribile tigre!". Il lama lo accontentò e, il giorno dopo, una enorme tigre dagli occhi feroci uscì dalla camera del lama. La tigre passeggiò per tutta la casa spaventando tutti, poi uscì nel giardino e là incontrò il gatto che usciva dalla cucina. Appena vide la tigre, il gatto fece un balzo terrorizzato, si arrampicò su un albero e poi chiuse gli occhi, dicendo: "Sono un gatto morto!". Ma la tigre, vedendo il gatto, miagolò lamentosamente e fuggì ancora più veloce del gatto e corse a rifugiarsi in un angolo della stanza del lama. "Che bestia spaventosa hai incontrato?" gli chiese il lama. "Io... io ho paura... del... gatto!" balbettò la tigre, che tremava ancora. Il lama scoppiò in una gran risata. "Adesso capisci, piccolo amico" spiegò. "L'apparenza non è niente! Di fuori hai l'aspetto terribile di una tigre, ma hai paura del gatto perché il tuo cuore è rimasto quello di un topolino". Bisogna sempre incominciare dal cuore. |
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04-11-12, 20:50 | #109 |
Riferimento: arciere
Erano due cisterne a distanza di qualche decina di metri. Si guardavano e, qualche volta, facevano un po' di conversazione.
Erano molto diverse. La prima cisterna era perfetta. Le pietre che la formavano erano salde e ben compaginate. A tenuta stagna. Non una goccia della preziosa acqua era mai stata persa per causa sua. La seconda presentava invece fenditure, come delle ferite, dalle quali sfuggivano rivoletti d'acqua. La prima, fiera e superba della sua perfezione, si stagliava nettamente. Solo qualche insetto osava avvicinarsi o qualche uccello. L'altra era coperta di arbusti fioriti, convolvoli e more, che si dissetavano all'acqua che usciva dalle sue screpolature. Gli insetti ronzavano continuamente intorno a lei e gli uccelli facevano il nido sui bordi. Non era perfetta, ma si sentiva tanto tanto felice. Abbiamo bisogno di credere nella perfezione e di avere il coraggio dell'imperfezione. Viviamo in un mondo in cui la perfezione si confonde con lo sforzo per essere "superiori", "i primi", "essere al centro", "essere qualcuno". L'unica perfezione è l'amore. Soltanto così è possibile comprendere le parole di Gesù: "Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteg 5,48) che vengono dopo le beatitudini dei poveri, di quelli che piangono, dei miti, di quelli che hanno fame e sete di giustizia, dei misericordiosi, dei puri di cuori, dei pacificatori e dei perseguitati (ingiustamente) a causa della giustizia. Chi vive a braccia aperte, di solito, non fa carriera, ma trova tanta gente da abbracciare |
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04-11-12, 20:52 | #110 |
Riferimento: arciere
Strani rumori rifuggivano dalla finestra, in lontananza si udiva il fischio di un treno e il suo "pensiero" come al solito era assente!
"Ma dove diavolo ti sei cacciato? Proprio oggi che ho bisogno di te, se mi va male anche questa audizione non so più verso cosa la vita mi porterà!" Nel frattempo la foresta gremita di aghi di pino e spine di pungitopo guardava ostile verso la casetta del piccolo Saubert. Origliando, gli gnomi della foresta avevano saputo che se Saubert non avesse passato l'audizione sarebbe per sempre stato estromesso dalla saga degli Elfi-Pensiero. Saubert giunse alla foresta senza aver trovato il suo "pensiero" con gli occhi furtivi cercava di intravedere il suo pensiero sotto la testa di un fungo, dietro la foglia di un acero, dentro a un riccio, ma niente! Cominciò a piovere e la foresta si chiuse tutta in una nicchia lasciando scoperto solamente uno specchio d'acqua. Saubert dapprima si riparò sotto a un pino che sdegnato, alzò tacchi e radici e si spostò vicino ad un abete, cercò poi di entrare in un riccio, ma questo si chiuse a tal punto che non potè far altro che pungerlo e poi, e poi, ma nessuno voleva sotto di sé un essere della foresta così bifido. Non era rimasto altro spazio che il laghetto. Come lo avrebbe potuto riparare? Forse trasformandosi in goccia avrebbe provato piacere a stare nelle braccia di quello specchio d'acqua, così si avvicinò. Specchiandosi nell'acqua, rimase sorpreso di non vedere la sua immagine riflessa, solo un fiore si vedeva, con molti petali bianchi, anzi trasparenti al cui centro intravide una luce: era la sua "Anima"! La afferrò e la strinse forte a sé. Andiamo a fare la tua audizione, io sono l'Anima, il tuo "pensiero". È solo con il cuore che si può vedere nel modo giusto; ciò che è essenziale è invisibile agli occhi |
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Tag |
arciere, awards, medaglia, planetario |
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