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FRASI PENSIERI RIFLESSIONI Le più belle,le più o meno note,le personali. |
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04-11-12, 17:03 | #91 |
Riferimento: arciere
Il maestro divenne leggendario mentr'era ancora in vita.
Raccontavano che Dio una volta avesse cercato il suo consiglio: "Voglio giocare a nascondino con l'umanità. Ho chiesto ai miei angeli quale sia il posto migliore per nascondersi. Alcuni dicono la profondità dell'oceano. Altri la vetta della montagna più alta. Altri ancora la faccia nascosta della luna o una stella lontana. Tu cosa mi consigli?". Rispose il maestro: "Nasconditi nel cuore umano. È l'ultimo posto a cui penseranno!". |
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#1.5 | |
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Messaggi: Tanti
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04-11-12, 17:13 | #93 |
Riferimento: arciere
Ogni giorno, un contadino portava l'acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell'asino, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L'altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia. L'anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l'anfora nuova non perdeva l'occasione di far notare la sua perfezione: "Non perdo neanche una stilla d'acqua, io!". Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: "Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite". li giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all'anfora screpolata e le disse: "Guarda il bordo della strada". "E' bellissimo, pieno di fiori". "Solo grazie a te", disse il padrone. "Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno..." Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, Dio sa fare meraviglie con le nostre ímperfezioni. Ho fatto tanti sogni che non si sono mai avverati. Li ho visti svanire all'alba. Ma quel poco che grazie a Dio si è attuato, mi fa venire voglia di sognare ancora. Ho formulato tante preghiere senza ricevere risposta, pur avendo atteso a lungo e con pazienza, ma quelle poche che sono state esaudite mi fanno venire voglia di pregare ancora. Mi sono fidato di tanti amici che mi hanno abbandonato e mi hanno lasciato a piangere da solo, ma quei pochi che mi sono stati fedeli mi fanno venire voglia di avere ancora fiducia. Ho sparso tanti semi che sono caduti per la strada e sono stati mangiati dagli uccelli, ma i pochi covoni dorati che ho portato fra le braccia, mi fanno venire voglia di seminare ancora. |
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04-11-12, 17:37 | #94 |
Riferimento: arciere
Un giorno, il Gran Maestro radunò tutti gli allievi per eleggere il suo assistente.
"Vi sottopongo un problema" disse il Maestro. "Chi lo risolverà sarà il mio braccio destro". Detto questo, sistemò un tavolino al centro della sala e sul tavolino pose un preziosissimo vaso di porcellana decorata da finissime rose d'oro. "Questo è il problema. Risolvetelo". I discepoli contemplarono perplessi il "problema". Era un vaso di porcellana inimitabile: ne ammiravano i disegni rari, la freschezza e l'eleganza delle rose. "Cosa rappresentava? Qual'era l'enigma? Che cosa si doveva fare?" si chiedevano. Il tempo passava e nessuno osava fare nulla, salvo contemplare il "problema". Ad un certo punto, uno dei discepoli si alzò, guardò il Maestro e i compagni, poi si incamminò risolutamente verso il vaso e lo scaraventò a terra, mandandolo in frantumi. "Finalmente qualcuno lo ha fatto!" esclamò il Gran Maestro. "Cominciavo a dubitare della formazione che vi avevo dato in tutti questi anni!". Poi si rivolse al giovane: "Sarai tu il mio assistente". Mentre il giovane tornava al suo posto, il Maestro spiegò: "Io sono stato chiaro. Vi ho detto che questo era un problema. Non importa quanto possa essere bello e affascinante, un problema deve essere eliminato". C'è un modo solo per risolvere un problema: affrontarlo. |
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04-11-12, 18:34 | #95 |
Riferimento: arciere
Nel prato di un giardino pubblico, con il tiepido sole della primavera, in mezzo all'erba tenera, erano spuntate le foglie dentellate e robuste dei Denti di Leone. Uno di questi esibì un magnifico fiore giallo, innocente, dorato e sereno come un tramonto di maggio. Dopo un po' di tempo il fiore divenne un "soffione": una sfera leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini che se ne stavano stretti stretti al centro del soffione.
E quante congetture facevano i piccoli semi. Quanti sogni cullava la brezza alla sera, quando i primi timidi grilli intonavano la loro serenata. "Dove andremo a germogliare?". "Chissà?". "Solo il vento lo sa". Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via, ghermiti dalla corrente d'aria. "Addio.., addio", si salutavano i piccoli semi. Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato. "Ma è tutta mia!", si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici. Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto. Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno. Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento. Rise amaramente: "Non ce la farai! Sei come me!", e con un piede le calpestò. Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro. Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità. Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò: "Ma certo! Ce la possiamo fare!". Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore. Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della vita. Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi. Tu sei un messaggio. Anche queste piccole storie sono semi portati dal Vento. Dove atterreranno e che cosa faranno solo il Vento lo sa. |
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04-11-12, 19:09 | #96 |
Riferimento: arciere
Questa lettera fu trovata dall'infermiera dell'ospedale sotto il cuscino di un giovane appena deceduto.
"Cara mamma, da alcuni giorni riesco a stare seduto sul letto solo per mezz'ora e per il resto della giornata sono immobilizzato. Il cuore non vuole più battere. Stamattina presto il professore ha detto qualcosa che suonava come 'essere pronto'. Per che cosa? Certo è difficile morire giovani! Devo essere pronto al fatto che all'inizio della settimana sarò un trapassato: e non sono pronto. I dolori scavano in modo quasi insopportabile, ma ciò che mi sembra davvero insopportabile è che non sono pronto. La cosa peggiore è che, quando guardo il cielo, è buio. Diventa notte, ma non brilla sopra di me nessuna stella nella quale io possa immergere lo sguardo. Mamma, non ho mai pensato a Dio, ma ora sento che esiste ancora qualcosa che non conosciamo, qualcosa di misterioso, un potere nelle cui mani cadiamo, al quale dobbiamo dare delle risposte. E la mia pena è che non so chi è. Se solo lo conoscessi! Mamma, ricordi come tu, con noi bambini, camminavi nel bosco, nell'oscurità che stava calando, incontro al papà che tornava dal lavoro? A volte ti correvamo davanti e ci vedevamo improvvisamente soli. Avanzavano dei passi nell'oscuritá: che paura dei passi sconosciuti! Che gioia quando riconoscevamo che quel passo era quello del papà che ci amava. E ora, nella solitudine, sento ancora dei passi che non conosco. Perche non li conosco? Mi hai detto come mi devo vestìre e come mi devo comportare nella vita, come mangiare, come cavarmela. Ti sei occupata di me e non ti sei stancata di tutta questa preoccupazione. Rìcordo che tu, la notte di Natale, andavi a Messa con i tuoi bambÌni. Mi ricordo anche della preghiera della sera che qualche volta mi suggerivi. Ci hai sempre indirizzati all'onestà. Ma tutto questo ora per me si scioglie come neve al sole. Perché ci hai parlato di tante cose e non ci hai detto nulla di Gesù Cristo? Perché non mi hai fatto conoscere il suono dei suoi passi, in modo che fossi in grado di accorgermi se è lui che viene da me in quest'ultima notte e nella solitudine della morte? In modo che io sapessi se quello che mi aspetta è un Padre! Come potrei morire in modo diverso...". "Caro Dio, perché non hai salvato la piccola bambina uccisa nella sua classe? Distinti saluti, uno studente preoccupato...". La risposta: "Caro Studente Preoccupato, nelle scuole non mi è permesso entrare. Distinti saluti, Dio". "Vietato l'ingresso ai cani e a Dio" è il cartello più diffuso oggi. |
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04-11-12, 19:28 | #97 |
Riferimento: arciere
Un uomo benestante e suo figlio, amavano collezionare rare opere d'arte, possedevano di tutto nella loro collezione, da Picasso a Raffaello. Spesso si sedevano insieme ad ammirare le grandi opere possedute, finché arrivò la guerra del Vietnam ed il figlio dovette partire.
Fu un soldato molto coraggioso e morì in battaglia mentre salvava uno dei suoi compagni. Il padre fu informato della sua morte, ed una profonda tristezza lo colse, poiché era il suo unico figlio. Circa un mese più tardi,qualcuno bussò alla porta... un giovane uomo era in piedi all'entrata con un grande pacco tra le mani. Disse:"Signore, voi non mi conoscete, ma io sono il soldato per cui vostro figlio ha dato la vita; quel giorno ne salvò molti altri e fù mentre mi portava al sicuro che una pallottola lo colpì e morì. Spesso mi parlava di voi, e del vostro comune amore per l'arte." Il giovane uomo mostrò il pacco: "So che non è molto,non sono un grande artista, ma penso che vostro figlio avrebbe voluto averlo". Il padre aprì il pacco, era il ritratto di suo figlio, fatto dal ragazzo. In particolare l'uomo fu colpito dal modo in cui il ragazzo era riuscito a catturare la personalità di suo figlio nel dipinto. Il padre fu attirato dagli occhi, tanto che i suoi si riempirono di lacrime. Ringraziò il giovane e si offerse di pagare il quadro. "Oh, no signore, non potrò mai ripagare quello che vostro figlio ha fatto per me. Questo è un dono.". L'anziano signore abbracciò il ritratto. Ogni volta che i visitatori venivano a casa sua egli li portava a vedere il quadro di suo figlio, prima di mostrare loro qualsiasi altra opera d'arte della sua collezione. L'uomo morì pochi mesi più tardi. Ci fu una grande asta per i suoi dipinti. Molte persone influenti vennero, eccitate di vedere i grandi quadri ed avere l'opportunità di possederne qualcuno per le loro collezioni. Sulla piattaforma fu messo il ritratto del figlio. Il banditore batté il martelletto: "Cominceremo le offerte con questo dipinto del figlio. Chi offre per questo quadro?" Ci fu silenzio. Poi qualcuno dal fondo della sala gridò: "Vogliamo vedere i famosi dipinti! Quello saltalo!". Ma il banditore insistette: "C'è qualcun altro che vorrebbe offrire per questo dipinto? Chi comincerà le offerte? 100 ? 200?". Un'altra voce gridò piena d'ira: "Noi non siamo venuti qui per vedere questo quadro, siamo venuti per vedere i Van Gogh, i Rembrandts. Vai avanti con le vere offerte!". Ma il banditore ancora continuò: "Il figlio! Il figlio! Chi prenderà il figlio?". Finalmente una voce venne dalla parte più lontana della sala era il vecchio giardiniere che da sempre aveva lavorato con l'uomo e suo figlio. "Io offro 10 dollari per il quadro". Essendo povero era tutto ciò che poteva offrire. "Abbiamo 10 dollari, chi ne offre 20?". Disse il banditore. "Datelo a lui per 10 dollari e vediamo gli altri capolavori.". "10 dollari ,venduto nessuno vuole offrirne 20?". La folla divenne veramente arrabbiata, non volevano il ritratto del figlio, volevano i più validi investimenti per le loro collezioni. Il banditore batté il suo martelletto: "E Uno e due e tre... Venduto per 10 dollari!". Un uomo seduto nelle seconda fila gridò: "Ah! Adesso proseguiamo con il resto della collezione!". Il banditore poggiò il martelletto: "Mi spiace, l'asta è finita." "E cosa ne è del resto dei quadri?" rispose un altro. "Mi dispiace, quando fui chiamato per condurre l'asta mi fu parlato di una stipulazione segreta, riguardante il testamento e non mi è stato permesso di rivelarla fino a quel momento. Solo il dipinto del figlio sarebbe stato messo all'asta; chiunque l'avesse comprato avrebbe ereditato tutto il patrimonio, incluso i dipinti. L'uomo che ha preso il figlio ha preso tutto!" |
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04-11-12, 19:57 | #98 |
Riferimento: arciere
Dopo aver vissuto una vita "decente", il mio tempo sulla terra giunse alla fine.
La prima cosa che ricordo è che stavo seduto su una sedia nella sala d'aspetto di ciò che pensai fosse un'aula di tribunale. Le porte si aprirono e mi comandarono di entrare e di prendere posto al tavolo della difesa. Mentre mi guardavo attorno, vidi l'accusatore, era un malvagio dall'aspetto angelico, il quale ringhiava mentre mi fissava. Sinceramente era la persona più malvagia che avessi mai visto. Mi sedetti e guardai alla mia sinistra, lì c'era il mio avvocato, una persona dall'aspetto gentile e amorevole, mi era molto familiare. La porta all'angolo si aprì e apparve il giudice, vestito di una tunica lunga, il quale emanava una meravigliosa presenza, mentre camminava verso il suo posto, tanto che non potevo fare a meno di guardarlo. Quindi disse: "Cominciamo". L'accusatore cominciò e disse: "Il mio nome è Satana e sono qui per mostrarvi perché quest'uomo appartiene all'inferno". Continuò mettendo in luce le bugie che dissi, le cose che rubai e quando nel passato tradii il prossimo e altre terribili perversioni, che sono state parte della mia vita e, più lui parlava più mi sentivo sprofondare giù. Ero così imbarazzato che non riuscivo a guardare nessuno, nemmeno il mio avvocato. Il diavolo parlava di peccati che avevo completamente dimenticato; ero talmente sconvolto all'udire tutte queste cose che Satana stava dicendo, ma lo ero anche perché il mio avvocato stava seduto in silenzio, senza offrire nessuna forma di difesa. Sapevo di essere colpevole di quelle cose, ma avevo fatto anche delle cose buone durante la mia vita, non avrebbero potuto esse alla fine riparare i danni che avevo causato? Satana concluse con forza dicendo: "Quest'uomo appartiene all'inferno, egli è colpevole di tutto ciò che ho appena detto e nessuno può provare il contrario!". Quando fu il suo turno, il mio avvocato prima di tutto chiese se si poteva avvicinare al giudice e gli fu concesso, nonostante la forte obiezione di Satana, ma il giudice gli disse di farsi avanti. Quando si alzò e cominciò a camminare, sono stato in grado di vederlo nel suo pieno splendore e maestà. Capii perché mi sembrava così familiare. Gesù era il mio Avvocato, il mio Signore, il mio Salvatore. Egli si fermò davanti al giudice e dolcemente gli disse: "Ciao padre!". Quindi si rivolse alla corte: "Satana ha detto bene dicendo che quest'uomo ha peccato, non negherò nulla di ciò che ha detto, ed è vero che la pena per il peccato è la morte e quest'uomo merita di essere punito". Gesù fece un profondo respiro e si rivolse al padre suo con le braccia aperte dicendo: "In ogni modo sono morto sulla croce così che questa persona potesse ottenere la vita eterna e lui mi accettò come suo Salvatore, così che lui è mio!". Il mio Signore continuò dicendo: "Il suo nome è scritto nel libro della vita e nessuno può strapparmelo. Satana ancora non l'ha capito del tutto". "Quest'uomo non deve essere consegnato alla giustizia ma alla misericordia". Quindi Gesù riprese il suo posto e tranquillamente fece una pausa guardando suo Padre, poi continuò: "Non c'è altro che è necessario fare. Ho già fatto ogni cosa". Il Giudice alzò le Sue potenti mani e diede la sentenza. Le seguenti parole uscirono dalle Sue labbra: "Quest'uomo è libero. La pena per lui è stata pagata in pieno, il caso è chiuso!". Mentre il mio Signore mi guidava fuori, potei sentire Satana infuriato gridare: "Non mi scoraggio, vincerò sul prossimo!". Quindi rivolgendomi a Gesù con gratitudine gli chiesi: "Hai mai perso una causa?". Cristo mi sorrise amorevolmente e mi rispose: "Tutti coloro che vengono a me e mi chiedono di rappresentarli, ricevono lo stesso verdetto: "Pagato in pieno". |
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04-11-12, 19:58 | #99 |
Riferimento: arciere
In un caldo giorno d'estate nel sud della Florida, un bambino decise di andare a nuotare nella laguna dietro casa sua. Uscì dalla porta posteriore correndo e si gettò in acqua nuotando felice. Sua madre lo guardava dalla casa attraverso la finestra e vide con orrore quello che stava succedendo. Corse subito verso suo figlio gridando più forte che poteva. Sentendola il bambino si allarmò e nuotò verso sua madre, ma era ormai troppo tardi. La mamma afferrò il bambino per le braccia, proprio quando il caimano gli afferrava le gambe. La donna tirava determinata, con tutta la forza del suo cuore. Il coccodrillo era più forte, ma la mamma era molto più determinata e il suo amore non l'abbandonava.
Un uomo sentì le grida, si precipitò sul posto con una pistola e uccise il coccodrillo. Il bimbo si salvò e, anche se le sue gambe erano ferite gravemente, poté di nuovo camminare. Quando uscì dal trauma, un giornalista domandò al bambino se voleva mostrargli le cicatrici sulle sue gambe. Il bimbo sollevò la coperta e gliele fece vedere. Poi, con grande orgoglio si rimboccò le maniche e disse: "Ma quelle che deve vedere sono queste!". Erano i segni delle unghie di sua madre che l'avevano stretto con forza. "Le ho perché la mamma non mi ha lasciato e mi ha salvato la vita". Anche noi abbiamo cicatrici di un passato doloroso. Alcune sono causate dai nostri peccati, ma alcune sono le impronte di Dio quando ci ha sostenuto con forza per non farci cadere fra gli artigli del male. Ricorda che se qualche volta la tua anima ha sofferto... è perché Dio ti ha afferrato troppo forte affinché non cadessi! |
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04-11-12, 20:00 | #100 |
Riferimento: arciere
Una toccante testimonianza di Raoul Follereau.
Si trovava in un lebbrosario in un'isola del Pacifico. Un incubo di orrore. Solo cadaveri ambulanti, disperazione, rabbia, piaghe e mutilazioni orrende. Eppure, in mezzo a tanta devastazione, un anziano malato conservava occhi sorprendentemente luminosi e sorridenti. Soffriva nel corpo, come i suoi infelici compagni, ma dimostrava attaccamento alla vita, non disperazione, e dolcezza nel trattare gli altri. Incuriosito da Quel vero miracolo di vita, nell'inferno del lebbrosario, Follereau volle cercarne la spiegazione: che cosa mai poteva dare tanta forza di vivere a quel vecchio così colpito dal male? Lo pedinò, discretamente. Scoprì che, immancabilmente, allo spuntar dell'alba, il vecchietto si trascinava al recinto che circondava il lebbrosario, e raggiungeva un posto ben preciso. Si metteva a sedere e aspettava. Non era il sorgere del sole che aspettava. Né lo spettacolo dell'aurora del Pacifico. Aspettava fino a quando, dall'altra parte del recinto, spuntava una donna, anziana anche lei, con il volto coperto di rughe finissime, gli occhi pieni di dolcezza. La donna non parlava. Lanciava solo un messaggio silenzioso e discreto: un sorriso. Ma l'uomo si illuminava a quel sorriso e rispondeva con un altro sorriso. Il muto colloquio durava pochi istanti, poi il vecchietto si rialzava e trotterellava verso le baracche. Tutte le mattine. Una specie di comunione quotidiana. Il lebbroso, alimentato e fortificato da quel sorriso, poteva sopportare una nuova giornata e resistere fino al nuovo appuntamento con il sorriso di quel volto femminile. Quando Follereau glielo chiese, il lebbroso gli disse: "E' mia moglie!". E dopo un attimo di silenzio: "Prima che venissi qui, mi ha curato in segreto, con tutto ciò che riusciva a trovare. Uno stregone le aveva dato una pomata. Lei tutti i giorni me ne spalmava la faccia, salvo una piccola parte, sufficiente per apporvi le sue labbra per un bacio... Ma tutto è stato inutile. Allora mi hanno preso, mi hanno portato qui. Ma lei mi ha seguito. E quando ogni giorno la rivedo, solo da lei so che sono ancora vivo, solo per lei mi piace ancora vivere". Certamente qualcuno ti ha sorriso stamattina, anche se tu non te ne sei accorto. Certamente qualcuno aspetta il tuo sorriso, oggi. Se entri in una chiesa e spalanchi la tua anima al silenzio, ti accorgerai che Dio, per primo, ti accoglie con un sorriso. |
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arciere, awards, medaglia, planetario |
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