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alabianca 05-11-12 09:13

Riferimento: arciere
 
C'era una volta un vecchio che non era mai stato giovane. In tutta la sua vita, in realtà, non aveva mai imparato a vivere. E non avendo imparato a vivere, non riusciva neppure a morire.
Non aveva speranze nè turbamenti; non sapeva nè piangere nè sorridere.
Tutto ciò che succedeva nel mondo non lo addolorava e neppure lo stupiva.
Passava le sue giornate oziando sulla soglia della sua capanna, senza degnare di uno sguardo il cielo, l'immenso cristallo azzurro che, anche per lui, il Signore ogni giorno puliva con la soffice bambagia delle
nuvole.
Qualche viandante lo interrogava. Era così carico d'anni che la gente lo credeva molto saggio e cercava di far tesoro della sua secolare esperienza.
"Che cosa dobbiamo fare per raggiungere la felicità?" chiedevano i giovani.
"La felicità è un'invenzione degli stupidi" rispondeva il vecchio.
Passavano uomini dall'animo nobile, desiderosi di rendersi utili al prossimo.
"In che modo possiamo sacrificarci per aiutare i nostri fratelli?" chiedevano.
"Chi si sacrifica per l'umanità è un pazzo" rispondeva il vecchio, con un ghigno sinistro.
"Come possiamo indirizzare i nostri figli sulla via del bene?" gli domandavano i genitori.
"I figli sono serpenti" rispondeva il vecchio. "Da essi ci si possono aspettare solo morsi velenosi".
Anche gli artisti e i poeti si recavano a consultare il vecchio che tutti credevano saggio. "Insegnaci ad esprimere i sentimenti che abbiamo nell'anima" gli dicevano.
"Fareste meglio a tacere" brontolava il vecchio. Poco alla volta, le sue idee maligne e tristi influenzarono il mondo. Dal suo angolo squallido, dove non crescevano fiori e non cantavano uccelli, Pessimismo (perché questo era il nome del vecchio malvagio) faceva giungere un vento gelido sulla bontà, l'amore, la generosità che, investite da quel soffio mortifero, appassivano e seccavano.
Tutto questo dispiacque molto al Signore, che decise di rimediare.
Chiamò un bambino e gli disse: "Va' a dare un bacio a quel povero vecchio".
Il bambino obbedì. Circondò con le sue braccia tenere e paffute il collo del vecchio e gli stampò un bacio umido e rumoroso sulla faccia rugosa.
Per la prima volta il vecchio si stupì. I suoi occhi torbidi divennero di colpo limpidi. Perché nessuno lo aveva mai baciato.
Così aperse gli occhi alla vita e poi morì, sorridendo.

A volte, davvero, basta un bacio. Un "Ti voglio bene", anche solo sussurrato. Un timido "Grazie". Un apprezzamento sincero. E' così facile far felice un altro. Allora, perché non lo facciamo

alabianca 05-11-12 09:23

Riferimento: arciere
 
Quali luci c'erano in chiesa?", chiese una catechista ai bambini.
"I lampadari".
"Le candele".
"Il lumino rosso del tabernacolo".
"Le finestre".
I bambini tacquero.
"Qualche altra cosa?", chiese ancora la catechista.
Un bambino alzò la mano e disse: "Gli occhi delle persone".

Perché così spesso dimentichiamo quella luce che è "dentro" di noi? Perché lasciamo che si spenga?
"Quando ero piccolo, di notte, mio padre milasciava sempre la luce accesa sul comodino".
"Mio padre era la luce".

alabianca 05-11-12 09:39

Riferimento: arciere
 
Non appena Dio creò l'uomo, si mise subito in ascolto, da buon padre, dei bisogni e delle richieste di quella sua nuova, inconsueta creatura.
"Ho fame e sete", disse subito l'uomo.
Dio gl'insegnò come cibarsi: gl'indicò le sorgenti, gli alberi da frutta e i favi delle api, i cespugli di bacche e mille altre leccornie prodotte dalla terra.
Ma l'uomo, saziata fame e sete, fece altre richieste.
"Ho sete di protezione e di riposo", disse.
Dio gl'insegnò come utilizzare le mani, cosa che non aveva mai fatto con nessun'altra delle sue creature. L'uomo si costruì una capanna ed un giaciglio, ed ebbe la soddisfazione di udire la pioggia tamburellare sul suo capo mentre lui, all'asciutto, lasciava vagabondare i suoi pensieri.
"Ho sete di piaceri", disse poi, forse impigrito dal troppo dormire.
Dio lo accontentò. Gli aguzzò i sensi, come fa un arciere con le punte della sua freccia; e l'uomo poté assaporare, in maniera tutta speciale, gusti, suoni, profumi, panorami e carezze.
Poiché queste ultime gli piacquero immensamente, l'uomo disse:
"Ho sete d'amore".
Dio fu contento di questa richiesta meno materiale delle altre e insufflò nell'anima dell'uomo un pizzico del suo soffio personale. L'uomo amò col cuore e con il corpo e fu tutt'uno con la persona amata, e comunicò con lei quasi nel modo in cui Dio, creandolo, aveva comunicato con lui.
Fu allora che Dio si sentì fare dall'uomo la richiesta a lui più cara.
"Ho sete di bellezza, d'armonia e d'eternità", disse l'uomo.
Dio fu felice. Cosparse l'anima dell'uomo di un suo polline specialissimo, che teneva in serbo dall'eternità per chi, seppure molto alla lontana, gli fosse simile. E, considerata terminata la sua opera, si allontanò.
L'uomo, però, aveva ancora una sete da saziare. Si trattava, benché non lo sapesse, di una sete impossibile da estinguere ma che, colmata anche solo in parte, gli avrebbe dato una soddisfazione tale da annullare tutte le altre. Essa però lo avrebbe divorato, a tal punto da trasformarlo in un'altra creatura, odiata ma temuta dai suoi simili più di tutte.
"Ho sete di potere", disse l'uomo.
Poiché Dio era assente, gli si presentò un demone pronto ad esaudirlo.
Ecco perché, di tutte le seti dell'uomo, quest'ultima sete rinascerà sempre insaziata nel suo cuore, ed avrà sempre, non la benedizione di Dio, ma la voracítà del suo nemico.

alabianca 05-11-12 11:50

Riferimento: arciere
 
Un soldato tornava a casa dalla guerra. Avvicinandosi al suo villaggio, sentiva il cuore pulsargli in petto come quello di un cerbiatto impaurito: avrebbe rivisto la sua casa? Avrebbe potuto riabbracciare padre e madre?
La sua casa gli apparve d'improvviso, velata dalle lacrime e dal tempo. E i genitori, seduti sulla soglia uno accanto all'altro, gli parvero come bambini sperduti, disposti a un'attesa infinita.
Quando si videro, si corsero incontro come fanno le foglie d'autunno, quando un turbine di vento le avvince in una folle danza. Ed il cielo sopra di loro era di un indicibile azzurro.
Quando, dopo una pioggia di lacrime e sorrisi, entrarono nel piccolo cortile domestico, il giovane vide con sorpresa che, accanto all'orto, era sorta una piccola pagoda fatta con minuscoli sassi di fiume.
"L'avete fatta voi?", chiese il soldato ai genitori.
"Sì", risposero i due, arrossendo un poco, "un sasso per ogni giorno della tua assenza".
"Ma io", osservò il giovane, "sono stato assente soltanto alcuni anni, e questi sassi sono migliaia di migliaia".
Guardando con un sorriso la piccola pagoda, i genitori risposero:
"Il tempo dell'attesa è come il tempo dell'amore: infinito".

alabianca 05-11-12 11:57

Riferimento: arciere
 
"Mamma, guarda!" esclamò Marta, la bambina di sette anni.
"Già, già!" mormorò nervosamente la donna mentre guidava e pensava alle tante cose che l'attendevano a casa.
Poi seguirono la cena, la televisione, il bagnetto, varie telefonate e arrivò anche l'ora di andare a dormire.
"Forza Marta, è ora di andare a letto!". E lei si avviò di corsa su per le scale. Stanca morta, la mamma le diede un bacio, recitò le preghiere con lei e le aggiustò le coperte.
"Mamma, ho dimenticato di darti una cosa!".
"Me la darai domattina" rispose la mamma, ma lei scosse la testa.
"Ma poi domattina non avrai tempo!" esclamò Marta.
"Lo troverò, non preoccuparti!" disse la mamma, un po' sulla difensiva. "Buona notte!" aggiunse e chiuse la porta con decisione. Però non riusciva a togliersi dalla mente gli occhioni delusi di Marta.
Tornò nella stanza della bambina, cercando di non fare rumore. Riuscì a vedere che stringeva in una mano dei pezzetti di carta.
Si avvicinò e piano piano aprì la manina di Marta. La bambina aveva stracciato in mille pezzi un grande cuore rosso con una poesia scritta da lei che si intitolava "Perché voglio bene alla mia mamma". Facendo molta attenzione recuperò tutti i pezzetti e cercò di ricostruire il foglio.
Una volta ricostruito il puzzle riuscì a leggere quello che aveva scritto Marta: "Perché voglio bene alla mia mamma. Anche se lavori tanto e hai mille cose da fare trovi sempre un po' di tempo per giocare. Ti voglio bene mamma perché sono la parte più importante del giorno per te".
Quelle parole le volarono dritto al cuore. Dieci minuti più tardi tornò nella camera della bambina portando un vassoio con due tazze di cioccolata e due fette di torta. Accarezzò teneramente il volto paffuto di Marta.
"Cos'è successo?" chiese la bambina, confusa da quella visita notturna.
"E' per te, perché tu sei la parte più importante della mia giornata!".
La bambina sorrise, bevve metà della cioccolata e si riaddormentò.

Chi è la parte più importante della tua giornata?

alabianca 05-11-12 16:27

Riferimento: arciere
 
Fino a quando il colore della pelle sarà più importante del colore degli occhi ci sarà sempre la guerra.B M

alabianca 05-11-12 17:04

Riferimento: arciere
 
Io non sono una che se ne va. Io sono una che resta, che aspetta, che soffre.
Sono una che si rialza e cammina.
Io sono una che ama sempre.

_M. Lubov

alabianca 05-11-12 20:27

Riferimento: arciere
 
Il guerriero della luce crede. Poichè‚ crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere. Poichè‚ ha la certezza che il suo pensiero può modificare la vita, la sua vita comincia a mutare. Poichè‚ È sicuro che incontrerà l'amore, l'amore compare. Paulo Coelho

alabianca 05-11-12 20:33

Riferimento: arciere
 
Monaco guerriero




Sono quel che sono. Avendo fede nella bellezza dentro di me, sviluppo fiducia. Nella dolcezza ho forza. In silenzio cammino con gli dei. In pace capisco me stesso e il mondo. Nel conflitto mi allontano. Nel distacco sono libero. Nel rispettare ogni creatura vivente, rispetto me stesso. In dedizione onoro il coraggio dentro di me. In eternità ho pietà per la natura di tutte le cose. In amore accetto incondizionatamente l’evoluzione degli altri. In libertà ho potere. Nella mia individualità esprimo la Forza divina che è dentro di me. In servizio dò quel che sono diventato. Sono quel che sono: Eterno, immortale, universale e infinito. E cosi sia.

alabianca 06-11-12 08:11

Riferimento: arciere
 
La cosa migliore che tu possa fare
è credere in te stessa.
Non aver paura di tentare.
Non aver paura di cadere.
E se capitasse,

levati la polvere di dosso, rialzati e prova ancora!

Judy Green Herbistreit


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